citrigno

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citrigno (Stefanuzzo aveva gettato via il lenzuolo e si era messo a pancia all’aria facendo vedere che proprio sotto a dove finiva la fasciatura si alzava un palo citrigno come mai lo era stato e lo stesso Stefanuzzo stava a taliarselo con una curiosità sicuramente superiore a quella della signora Helke) [duro, compatto;  “un corpo splendido, citrigno, compatto” LC 90;  “Una minna di lei, dura, citrigna, puntuta, a momenti gli spurtusava il petto” MMU 91; “«Focu, che voglia citrigna» spasimò ancora” S. D’Arrigo, Horcynus Orca, Milano, Mondadori, 1975, p. 388; “Ma se l’erano rimirata più comodamente quando, come attirata dai loro sguardi, se n’era venuta a pipìare davanti al loro montarozzo: qui, ancora all’impiedi, si era tirata la veste sino ai reni, sino a scoprirgli in faccia la sua coffa di culo citrigno” ivi, p. 689: “a ’Ndrja che l’assaggiò appena gli sembrò vino bello tosto, citrigno” ivi, p. 1239] FF 114.