Mettere la sputazza sul naso

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Note lessicali

Mettere la sputazza sul naso

[parole chiave: ‘sputazza; naso’]

Nel Cane di terracotta, Montalbano combina con Tano ’u grecu un finto arresto che nasconde l’effettiva costituzione del latitante. Gli altri mafiosi non prendono bene questo ‘tiatro’ e Gegè Gullotta spiega: “Non sopportano che tu e Tano gli avete messo la sputazza sul naso, gli avete fatto fare la figura di stronzi” CT 173.

L’espressione ‘mettere la sputazza sul naso’ ritorna in opere successive, sempre col significato di ingannare; raggirare qualcuno, nel contempo deridendolo; fregare: “Perché, vede, a mia nisciuno mi deve pigliare per il naso, nisciuno ci deve mettere la sputazza sopra” CTL 52; “Mimì, tu fai lo spiritoso perché non vuoi riconoscere che ti sei fatto mettere la sputazza sul naso da me. Tu quest’indagine l’hai pigliata sottogamba, me l’hai detto tu stesso, e io invece ti ho fottuto” ON 152; “E a tempo debito metteremo la sputazza sul naso a Musante” CV 177.

Il Piccitto, alla voce “sputazza f. saliva” spiega méttiri a sputazza supra lu nasu con “vincere q., superarlo in una gara”; “cci misi a-tutti a s. ô nasu li ha superati tutti”; “tu a iḍḍu non-ci po mèntiri a s. ô nasu tu non puoi competere con quell’uomo”; non senza aver anche ricordato che sputazza ô nasu era un “castigo che infliggevano alcuni maestri agli scolari negligenti: il maestro chiamava uno scolaro più bravo e diligente il quale bagnava la punta dell’indice con la saliva e lo passava sul naso del malcapitato, appiccicandovi talvolta una pagliuzza o un pezzettino di carta”.

Il Pitrè aveva attestato tale significato nella sua opera Medicina popolare siciliana (1896): “La sputazza o la vuccagghia ö nasu è un castigo inflitto da certi maestri di villaggio agli scolaretti negligenti; e lo si dà per mezzo d’un altro scolare che sta innanzi a lui per istudio e diligenza; il quale intinge della propria saliva la punta dell’indice e la passa sul naso del ragazzo, talora appiccicandovi una pagliucola o un pezzettino impercettibile di carta: castigo non pulito certamente, ma di grande efficacia per la vergogna ond’è preso da chi l’ha meritato. La frase Mettiri lu sputazza a lu nasu, vale perciò far rimanere in vergogna, sopravvanzare (G. Pitrè, Medicina popolare siciliana, Edizione Nazionale delle Opere di Giuseppe Pitrè, XIX, vol. unico, G. Barbèra editore, Firenze, 1949, p. 72).

Qualche decennio prima del Pitrè, Michele Castagnola, alla voce ‘sputazza’, registrava: “Mentiri la sputazza a lu nasu. Fig. = far rimanere in vergogna, avendo fatto, o detto alcuna cosa meglio d’un altro” (M. Castagnola, Dizionario fraseologico siciliano-italiano [1863], Vito Cavallotto editore, 1980) (m.e.r. & g.m. novembre 2020).