Pieter Bruegel il Vecchio

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Pieter Bruegel il Vecchio

[parole chiave: ‘Bruegel; Bosch; giochi per l’infanzia’]

Il raffinato volumetto Piccola enciclopedia di giochi per l’infanzia (A. Camilleri, Piccola enciclopedia di giochi per l’infanzia, Nota di Stefano Salis, Milano, Edizioni Henry Beyle, 2020) è aperto da una menzione di Bruegel: “Al Kunsthistorisches Museum di Vienna, di fronte al grande dipinto di Pieter Bruegel il Vecchio, intitolato Giochi di fanciulli, non c’è visitatore che non ricerchi, tra gli ottantaquattro raffigurati in una sorta di strepitosa e magica antologia visiva, i giochi della propria infanzia.” PEGI 9.

Il pittore olandese compare nel Cane di terracotta, quando il commissario Montalbano, volendo mettere in difficoltà una persona sottoposta a interrogatorio, a bruciapelo chiede: “Lei sicuramente avrà visto quel dipinto di Pieter Bruegel che s’intitola Giochi di fanciulli?” CT 64, e, di fronte alla risposta negativa, incalza: “Avrà allora visto qualcosa di Hieronymus Bosch” CT 65.

Bruegel ritorna poi nel Campo del vasaio, quando lo scrittore, dovendo rappresentare un gruppo che discende un terreno scivoloso, e il primo della fila si sorregge appoggiandosi a un bastone, gli altri con una mano sulla spalla di chi precede, nuovamente lo evoca, in una con Bosch: “Montalbano s’arricordava d’aviri viduto qualichi cosa di simile in una pittura celebre. Bruegel? Bosch?” CV 25.

Del pittore olandese Camilleri parla poi, nel 2002, nel corso di una lectio doctoralis pronunciata a Milano per la laurea honoris causa in Lingue e letterature straniere ricevuta dallo Iulm. In quell’occasione si sofferma in particolar modo sulla Grande Torre di Babele – dipinto del 1566, conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna –, e ne descrive il tratto per lui più importante: “In effetti, la rappresentazione che della costruzione della Torre ci ha dato Bruegel, il quale almeno tre volte tornò su questo argomento che evidentemente l’affascinava, è la dichiarazione assoluta dell’orgoglio umano, quando esso prende coscienza delle sue capacità e possibilità di fare. Le proporzioni della Torre sono colossali in rapporto al paese che c’è alla sinistra e anche in rapporto al porto che è sulla destra. In primo piano, a sinistra, c’è la figurazione dell’indifferenza degli scalpellini che continuano a lavorare mentre l’architetto illustra a Nembroth i criteri seguiti per la costruzione. La domanda è: dove sono gli uomini, i lavoratori, quelli che materialmente eseguono la gigantesca costruzione? Sono così minuscoli, sono così formiche che quasi non hanno visibilità. Eppure, a guardar bene, ci sono, e sono tanti. Salgono scale, manovrano argani, rompono pietre, fanno girare ruote gigantesche, raschiano pareti, conducono carri, remano, si riposano, corrono, salgono sugli alberi di navi, scavano, pesano, piallano, segano, misurano” CLP 233.

Nelle successive occasioni, il pittore è menzionato nel contesto di due racconti autobiografici. Nel primo caso – I racconti di Nenè, 2013 –, Camilleri sembra quasi fingere di non conoscere Bruegel (o che comunque il pittore sia poco noto): “L’unica volta che ho cercato di viaggiare per diporto, è stato con mia moglie e una delle mie figlie, e siamo andati a Vienna. Naturalmente, visto che era l’unica volta che partivo senza un lavoro da fare, il primo giorno mi annoiai mortalmente, il secondo andai a vedere un po’ di quadri di Hieronymus Bosch, e devo dire che, messi in fila, mi divertirono parecchio. Ma arrivato davanti alla “Torre di Babele” di tale Pieter Bruegel mi capitò una cosa curiosissima.” RN 115.

La “cosa curiosissima” è un malore improvviso, ricordato anche in Ora dimmi di te. Lettera a Matilda, 2018, dove l’episodio è datato: “Nel 2001, decisi di prendermi una vacanza e trascorrere una settimana a Vienna dove non ero mai stato. Con me vennero Rosetta e Mariolina, la figlia più piccola. Una mattina decidemmo di andare al Museo di storia dell’arte. Davanti alla famosa Torre di Babele di Bruegel sostammo per un po’.” DTLM 96.

La sequenza dei quadri narrativi esaminati attesta l’interesse di Camilleri per Bruegel e, più in generale, per le opere pittoriche; ma svela anche un segreto dell’arte (narrativa, pittorica o teatrale che sia), l’attenzione al dettaglio, cui lo scrittore annette particolare importanza, come si comprende leggendo un passo di Donne dove il nome di Bruegel (qui: Brueghel) è accostato a quello di Bosch, per la “lezione” che Beckett ricava dalla loro pittura: “L’allucinata potenza visionaria di Beckett, che ha ben guardato anche nei minimi dettagli Bosch e Brueghel, i ciechi, gli storpi, gli ebeti, i tronchi umani che si muovono su rozze piattaforme dotate di ruote, ha portato all’estreme conseguenze la lezione ricevuta” D 191 (g.m. ottobre 2020).