Flaminio (Flem) Bollini

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Anticipazioni

Flaminio (Flem) Bollini [(1924-1978) sceneggiatore e regista] “Il romanzo è dedicato a Flem: storie così gli piacevano” LM1 247; “Visto che la situazione stava precipitando, avevo pregato un mio amico, Flem Bollini, di sostituirmi per qualche giorno nel RocamboleLP 226; “Ogni tanto veniva qualche amico dal Brasile, come Flem Bollini, che portava sue [di Jacobbi] notizie” ASR 11; “In coda a Il ladro di merendine, alla pagina 247 dell’edizione Sellerio, c’è una Nota dell’autore che all’ultima riga recita: «Il romanzo è dedicato a Flem: storie così gli piacevano». Non sono in molti, forse, a sapere chi fosse questo Flem. Era il milanese Flaminio Bollini, regista teatrale e televisivo, nato nel 1924 (un anno prima di Camilleri) e morto a Roma nel 1978. Solo una ristretta cerchia di amici era autorizzata a chiamarlo Flem e io, pur avendolo frequentato per anni, non ero tra questi: ci siamo sempre dati del lei. Fu lui a parlarmi per primo di Andrea Camilleri; era il 2 dicembre 1973, ricordo la data perché era la prima domenica in cui si andava a piedi per colpa degli sceicchi che avevano chiuso i rubinetti del petrolio. Da casa mia, al Flaminio, Avevo camminato fino ai Parioli, dove Bollini abitava con la madre, per mettere a punto il copione dello sceneggiato Ritratto di donna velata di cui lui avrebbe curato la regia e io la produzione in qualità di funzionario Rai. Ho l’abitudine, o se vogliamo il vizio, entrando in casa di qualcuno, di curiosare fra i libri, negli scaffali o in vista sui ripiani, pensando di ricavare notizie utili sui residenti e per passione bibliofila. Su una mensola, in bella vista, erano allineati i quattordici volumi dell’Opera omnia di Carlo Goldoni, nella splendida collana dei Classici italiani di Mondadori diretta da Francesco Flora, su carta India e rilegati in pelle. Ne stavo accarezzando i dorsi quando Bollini mi disse: «È un regalo del mio amico Andrea Camilleri»” BCV (Postfazione di Bruno Gambarotta) 123-124; “Flem, il mio amico regista, mi raccontò che una volta era andato a teatro con lei quando in sala era scoppiato un piccolo principio d’incendio, una sciocchezza” D 154; “Una sera, per festeggiare il suo compleanno, Flem m’invitò a cena. Quando arrivai, un po’ in ritardo, al tavolo, oltre al mio amico, trovai Pucci e una splendida ragazza, Alessia, che faceva l’indossatrice e che ogni tanto s’accompagnava con Flem” D 154; “Dopo la cena, Flem ci portò nel suo residence per bere qualcosa. Stappò una bottiglia di champagne, ci riempì i bicchieri. Pucci era astemia, ma per far piacere a Flem ne bevve un dito” D 155; “Agli inizi del 1950 il regista brasiliano Alberto Cavalcanti, che aveva partecipato in gioventù al movimento dello sperimentalismo cinematografico francese, che contava tra gli altri i nomi di Clair e di Buñuel, tornò in patria, a San Paolo e, approfittando di una congiuntura favorevole riuscì a creare una grande casa di produzione: La Vera Cruz. La società disponeva di larghissimi fondi e chiamò i migliori nomi della cinematografia europea e statunitense. Uno solo per tutti: Orson Welles. Dall’Italia arrivò un folto gruppo di artisti tra cui Ruggero Jacobbi, Flaminio Bollini detto Flem, Luciano Salce, Adolfo Celi e alcuni altri.
Questo gruppo venne impegnato non solo nel cinema ma anche nel teatro, insomma furono loro a segnare la rinascita della cinematografia e del teatro brasiliani. Il primo a tornare in Italia dopo una permanenza di poco meno di dieci anni fu Flem Bollini, non per sua volontà ma perché costretto dalle circostanze, anzi, per meglio dire, la circostanza fu una sola. Flem e Diane, una bella donna inglese che era la moglie del direttore generale della Vera Cruz, si innamorarono perdutamente e divennero segretamente amanti” EM 201-202; “Finalmente quando furono a Roma, Orazio Costa mi telefonò per dirmi che era arrivato questo regista che lui apprezzava e che mi raccomandava per trovargli un lavoro. Io allora facevo il produttore in televisione e ne parlai con Fabio, il mio vicedirettore. Demmo appuntamento a Bollini per il giorno seguente. A farla breve Bollini ci fece un’ottima impressione come professionista e ci sembrò anche un uomo di straordinaria simpatia. Diventammo amici, Flem cominciò a lavorare alla radio e alla televisione e questo gli permise di mantenere Diane all’altezza delle sue abitudini piuttosto costose” EM 203; “Quando aprii la porta della sua stanza Flem si era alzato dal letto, ora stava seduto sul bordo con la testa tra le mani, credetti stesse piangendo, le sue spalle sussultavano forse per i singhiozzi. Sentendomi entrare alzò la testa e allora con sommo stupore vidi che stava ridendo” EM 210 (Simona Demontis aprile 2022).