incascio

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incascio (era lento d’i., cioè di reni) [“Ncàsciu, s. m. luogo dove s’incastra, Incastro. 2. Essiri lentu d’incasciu, modo prov. e dicesi di chi ti dice tutte le cose segrete e non segrete, Non sapere tenere un cocomero all’erta, Avere la cacaiuola nella lingua. 3. Più si dice in ischerzo di chi è solito spezzare in presenza altrui, e sporcarsi le brache, non avendo pronto il pitale” (Mortillaro); “Lenti di stomacu fig. dicesi di chi sia facile a dire quel che sa, come chi per debolezza di stomaco vomiti quel che ingerisce. Corrispondon in parte a questa frase le altre due: lentu di ’ncasciu e vucca di vudeddu” G. Pitrè, Lu Re Cavaddu-mortu in Fiabe, novelle e racconti popolari siciliani, Palermo, Il Vespro, 1978, vol. I, p. 105, n. 4] BP 9.