petrafèrnula

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petrafèrnula (“Ti ho portato la p.”. Era un dolce oramai difficile a trovarsi) [petrafennula, pietrafendola, pietra fendola, petrafemula; croccante siciliano di tradizione araba a base di miele, mandorle, scorza d’arancio e cedro, confetti, cannella; tipico della festa dell’Immacolata. “Petrafènnula, s. f. sorta di dolciume d’inverno di scorze tritate di cedri, o aranci, cotte nel mele condito con aromi, che raffreddato diviene durissimo, da dove prese il nome. 2. Farisi petrafennula, fig. fermarsi in un luogo, o per via, o per impegno, o per bisogno” (Mortillaro); “fènnula agg. femm. […] peṭṛa f. dolce duro, fatto con cedro tritato cotto nel miele e condito con aromi vari. 2. […] fàrisi petra f. a) fermarsi in un luogo, trattenersi a lungo; b) incaponirsi” (Piccitto); “Avvolti nei tradizionali mantelli o nelle grandi fasce di lana, i venditori ambulanti gridavano: Mmiscu, petrafènnula e zammù!... Zammùu… liquori e dolci del mese di Natale, che mettevano a prova le più forti dentature e le digestioni più vigorose” G. Pitrè, La vita in Palermo cento e più anni fa, Firenze, Barbera, vol. secondo, 1950, p. 26, con la seguente nota. “Mmiscu, era ed è un liquore a base di rosolio, alcool, erbe aromatiche. Petrafènnula, dolce duro, composto di cedro tritato, cotto nel miele e condito con aromi. Zammù, anice, fumetto” ivi, p. 26, n. 1. “pietrafèndola f. (a. 1931 Panzini), culin.; specie di torrone siciliano; sic. petrafènnula dolce duro fatto di scorze di cedro tritate, cotte nel miele e condite con aromi” (DEI). Il Dizionario fraseologico siciliano-italiano di M. Castagnola registra Petrafenula: “Farisi petrafenula. Met. = non si muovere di luogo per cosa, che uomo oda o senta”. Non ci sono altre attestazioni della grafia camilleriana petrafèrnula] CT 155.

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