quartina

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quartina (ne ricordo una q., una poesia d’amore) [con citazione dei versi: “tengo uno storo abbascio città / dove se vuoi farmi fone / qui tutto è pace e tranquillità / nemmanco il vento ci fa musione… (Ho un negozio nel sud della città dove, se vuoi, puoi telefonarmi, qui tutto è pace e tranquillità, nemmeno il vento si muove…)”. A questi stessi versi Camilleri fa riferimento nella conversazione con De Mauro: “Un giorno, diventato più grandicello, mi capitò tra le mani un libro straordinario di poesie. Non so dove è andato a finire. Era un libro stampato a New York negli anni Trenta e conteneva poesie d’amore scritte in quella lingua strepitosa che era l’italo-siculo-americano. Versi come «Tengo uno storo abascio [sic] città» mi rivelavano una lingua stupenda” LBDD 36. Troviamo la situazione evocata nei primi versi della quartina anche in un sonetto di Achille Almerini: “Tengo lo storo in basso di città / e quando vuoi puoi farmi il telefòno” A. Almerini, La colonia di Dante, New York, 1912, ora in F. Durante, Italoamericana. Storia e letteratura degli italiani negli Stati Uniti 1880-1943, Milano, Mondadori, 2005, p. 443] GM 74.